EMERGENZA PROFUGHI NEI BALCANI

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SPAZIO SOLIDALE ONLUS intende promuovere una campagna di informazione e di raccolta fondi per l’emergenza dei migranti nei Balcani. I fondi raccolti andranno a sostenere i progetti di chi da anni opera in quei luoghi, in particolare la Caritas Ambrosiana e IPSIA Acli

L’Europa ha imparato a conoscere una catastrofe umanitaria in Bosnia che in realtà va avanti da anni, ma su cui solo ora si sono accesi i riflettori.

Sono migliaia i migranti, intorno alla cittadina di Biha?, che aspettano di provare ad attraversare la frontiera.

L’Europa ha imparato a conoscere una catastrofe umanitaria in Bosnia che in realtà va avanti da anni, ma su cui solo ora si sono accesi i riflettori.

Sono migliaia i migranti, intorno alla cittadina di Biha?, che aspettano di provare ad attraversare la frontiera con la Croazia, primo avamposto

dell’Europa.

Lo chiamano “the game”, il gioco, il tentativo di attraversare la frontiera europea e di eludere i controlli delle pattuglie croate ma trovano i manganelli dei poliziotti a fermarli. Li picchiano, li arrestano e li rimandano indietro anche senza vestiti e scarpe.

Decine e centinaia di testimonianze raccontano della violenza, delle umiliazioni e delle violazioni dei diritti umani. I migranti che riescono ad arrivare a Trieste vengono consegnati alla polizia Slovena, poi a quella Croata ed infine respinti in Bosnia.

Eppure   queste persone se fuggono dalla Siria, dall’Afganistan, dall’Iraq avrebbero diritto alla protezione internazionale e a presentare domanda di asilo.

Oggi colpisce l’aspetto umanitario dei campi profughi in Bosnia, dove almeno 2000 persone sono accampate senza luce, né riscaldamento, nella zona di Una Sana, comprese quelle rimaste senza riparo nel campo bruciato di Lipa, nel comune di Bihac, con temperature che in questi giorni stanno andando a meno 10 gradi. Uomini donne e bambini senza riparo, talvolta senza adeguati indumenti, con i sandali ai piedi in mezzo alla neve.

Abbandonati  a  loro  stessi,  i  profughi  non  hanno vestiti adeguati e scarpe per affrontare l’inverno. Possono contare solo un pasto al giorno che fornisce   loro   la   Croce Rossa, insieme alla Caritas ed IPSIA Acli autorizzate ad operare nei campi.

Già dal 2014/2015 si parlava di Rotta Balcanica, una rotta di terra lungo la quale le persone che arrivavano iTurchia attraversavano la Grecia, la Bosnia Erzegovina per dirigersi poi a piedi verso la frontiera con la Croazia per cercare di attraversare i confini con l’Unione Europea. Si trattava e si tratta di persone, di famiglie in fuga da guerre e violenze nei loro paesi d’origine: Siria, Afghanistan, Bangladesh e Pakistan.

I paesi Balcanici non erano preparati a queste nuove migrazioni. Non c’era nulla, ne procedure ne luoghi fisici di accoglienza. E’ stato quindi delegato a organizzazioni internazionali la strutturazione dei campi. Secondo i dati forniti dall’UNHCR il numero di migranti e richiedenti asilo che si  trovano  nel  Paese  si  aggira  intorno ai 4.300 la maggior parte alloggiata nei centri gestiti da IOM e UNHCR (di cui 4 campi si trovano nel Cantone di Una Sana, sul confine nord occidentale del Paese). A partire dalla primavera del 2018, per fare fronte alla crisi sono stati allestiti 7 centri di accoglienza gestiti in maggioranza da IOM (International Organization for Migrations) e UNHCR in collaborazione con DRC (Danish Refugee Counsil) e le delegazioni della Croce Rossa locale.

Dal 2018 l’Unione europea ha corrisposto a Sarajevo 34 milioni di euro per la crisi migratoria, ma dopo due anni mancano risposte strutturali al fenomeno.

Dobbiamo chiedere con forza all’intera Unione Europea di affrontare con una politica coraggiosa la sfida delle migrazioni e ancor di più di affrontare quest’emergenza umanitaria.