AGOSTO 2022
AZIZA
MAROCCO
“REAGISCO ALL’INTOLLERANZA”

Come ti chiami, da dove vieni e da quanti anni sei in Italia?

Mi chiamo Aziza ho 29 anni e vengo dal Marocco. Sono qui in Italia dal 2001 più o meno da quando avevo 10 anni. Sono già quasi 20 anni che sono in Italia. Sono arrivata con i miei genitori. Praticamente i miei genitori erano qua, mia mamma è venuta un anno e mezzo prima di me soltanto con i miei fratelli più grandi. Non riusciva più a stare in Italia senza di noi perché eravamo rimaste giù io e mia sorella più piccola e dopo un anno e mezzo siamo venute anche noi in Italia.

Come siete arrivate in Italia?

Siamo venuti in macchina dal Marocco, abbiamo preso il traghetto per la Spagna, dalla Spagna siamo venuti con la macchina fino qui in Italia. Abbiamo fatto una bellissima vacanza: mi ricordo ancora. Conoscevamo già persone qui: i miei zii, tutta la famiglia, erano qui. Mio papà è venuto in Italia tanti anni fa. non mi ricordo quando. Io ero piccola. Lui aveva più o meno 20 anni. È da tantissimo, è venuto qui per lavorare, trovare una vita migliore. Dopo che si è sposato, piano piano siamo venuti tutti. Noi siamo in cinque.

Sei sposata e hai figli?

Sono sposata con un marocchino, ho due figli che sono nati qui. Non abbiamo ancora la cittadinanza. In questo momento l’ho richiesta, speriamo che andrà bene.

Come ti trovi in Italia?

Diciamo che mi sento bene. In questo paese sono qui da 10 anni, 9, dal 2011. Prima ho vissuto con i miei genitori in un altro paese qui vicino; non è la stessa cosa sinceramente, lì era tutto diverso, lì non ho mai sentito la diversità, i pregiudizi. Qui invece, dove vivo ora, è un po’ diverso, forse perché siamo in tanti, qualcuno è più bravo, qualcuno no, magari è per questo. Però tutto sommato mi sento bene. Per me l’Italia è un secondo Paese, come lo è il Marocco. Dovrei aggiungere una altra cosa: qui, proprio in questo paese dove vivo, mi sento straniera, sono diversa, dalle parole, da quello che vedo: mi sento proprio diversa.

 

Puoi spiegare meglio?

No, no. Magari soltanto per un commento che sento fuori luogo: “Tutti voi siete uguali”. Forse perché qui siamo tanti stranieri. Sul pullman, o alla cassa del supermercato io commento, non riesco a stare zitta, io parlo, anche se vedo qualcuno commentare non su di me ma su una altra persona che magari ha il velo o è vestita in modo diverso. Reagisco anche se non è su di me, reagisco in difesa di quella persona lì, perché sicuramente quella persona è molto più brava di te che giudichi. È questo il problema.

Qual è stato un momento difficile che hai vissuto?

Sul pullman di un supermercato io ero lì con il mio cellulare, a un certo punto è salita una persona di un altro Paese con un passeggino. Una persona anziana ha cominciato ad insultarla “E voi, con tanti bambini con i passeggini non potete salire sul pullman e non potete fare questo e non potete fare quello”. Il problema che quella signora li è rimasta a guardarla in silenzio senza risponderle. Io sinceramente non riuscivo a stare senza intervenire, infatti sono intervenuta contro quella signora e sono volate tante parole.  Ad un certo punto l’autista del pullman ha dovuto intervenire: ha fermato il pullman, ha dato ragione a me e alla signora del passeggino. Se l’autista del pullman non parla, non dice “tu non puoi salire” perché parli tu al suo posto? La signora del passeggino si è messa a piangere. La signora diceva: “Questo era pullman per il supermercato e tu (la signora col passeggino) non puoi salire!” Ma lei stava andando proprio in quel supermercato. Il problema era il passeggino perché era ingombrante ed era dove si mettono i disabili, quello era il problema; la signora aveva il passeggino e i bambini, ma non poteva lasciarli a casa.

Qual è stato un momento felice che hai vissuto?

Si, durante la mia infanzia, avevo già 10 anni. Quando andavo a scuola mi trovavo bene con le maestre, con i miei compagni; andavo alle feste… Tutto sommato era bello. Anche qui ti trovi al bar oppure al supermercato e c’è la signora che fa il complimento per i bambini. Ti sente parlare o magari sto per commentare delle cose e le commentiamo insieme… Comunque tutto sommato, a parte quell’episodio, va tutto bene.

Cosa ti manca del tuo Paese d’origine?

Mi manca il profumo di quando entri nei centri commerciali, nei mercati aperti, noi abbiamo i mercati aperti, nei negozi, poi il mangiare sicuramente e anche di andare in giro ad esplorare la città. Io sono di Casablanca, vicino a Casablanca. Mi manca di andare in giro, di sentire gli odori, i profumi, di andare anche in campagna e magari bere il latte appena munto dalla mucca.

Riuscite a ritornare nel vostro Paese?  

Praticamente andiamo tutti gli anni, a parte l’anno scorso che non siamo andati a causa di questa pandemia, speriamo quest’anno di andarci. Soprattutto mia figlia grande ha nostalgia di andare, di uscire, di giocare fuori senza aver paura. Qua io le sto sempre dietro. Qui c’è differenza, qui non posso mandarla da sola invece lì si perché siamo in una via tutta chiusa e tutte le persone si conoscono. Le bambine sono custodite, quindi io non devo starle dietro o stare sulla porta a guardarle, lei sta fuori a giocare. Qui invece no dato che abito in un palazzo e quindi non posso portarle fuori.

Sei religiosa? Riesci a praticare la tua religione?

Si si. Qui in Italia diciamo che, grazie a Dio, abbiamo questa possibilità di farlo. Comunque riesco a praticarla, soprattutto quello che mi piace di più è il Ramadan perché tutte le sere andiamo a pregare e qui c’è la possibilità. Prima di questa pandemia si poteva andare.

È la festa più importante il Ramadan?

No, non è la più importante, ci sono altre feste, ma diciamo che è quello che ci manca di più, ogni anno abbiamo voglia di riviverlo. Per esempio quest’anno Ramadan è verso aprile quindi non vedo l’ora. Di feste importanti noi ne abbiamo due, praticamente abbiamo quella del Ramadan, del digiuno, e invece quella del montone del sacrificio che sono le due più importanti. Quindi anche noi le aspettiamo ogni anno, anche se è un po’ diverso viverla qui invece che giù nel paese. La diversità è che giù si sente proprio la festa, tutta la gente la sente. Qui è soltanto nostra: c’è questa differenza, ma anche qui non siamo messi male.

Quali sono le cose più belle e più brutte del Marocco e dell’Italia?

È un problema, non è facile.

La cosa più bella dell’Italia… Tutto è bello, a parte la signora del pullman, che magari non ha bevuto le sue medicine, non so cosa dirti.

Magari quello che dico è una cosa banale, magari per voi è una cosa strana. Qui è bello perché tutto l’anno è tutto verde: per noi, o almeno per me, qui è tutto verde. Vai in giro e i tuoi occhi vedono tutto verde, tutto bello, il tempo è bello qui. Quando andiamo in Marocco d’estate è tutto arido, appunto per il clima che abbiamo perché d’estate fa caldissimo e io quando vado giù lo sento, mi manca dell’Italia e dico “Ma guarda questo parco com’è, se era in Italia era tutto verde e io potevo allungare il mio sguardo e rilassarmi”. In Marocco no, in gran parte è tutto arido. Abbiamo un clima che è secco.

La cosa più brutta dell’Italia sono i media perché gonfiano le notizie, perché tutto può essere collegato ai pregiudizi della gente, perché magari fanno gonfiare le notizie di persone straniere presentate come brutte e cattive, quindi sono tutte uguali.  La cosa più brutta del Marocco è che c’è povertà, ma c’è anche ricchezza. Il Marocco è il Paese più ricco del nord Africa, ma nello stesso tempo io sento che ci sono persone che non hanno pane e acqua e mi sembra una cosa assurda. Questa è la cosa più brutta, perché quando vado giù vedo persone che hanno bisogno ma allo stesso tempo vedo persone con l’ultima macchina che è uscita sul mercato, con ville con tutta quella ricchezza.

 

Parlami dei diritti che hai nel tuo Paese.  

Allora il diritto c’è, ma non c’è praticamente la stessa cosa è per la ricchezza. Io vedo, sento che il re ogni anno stanzia un sacco di miliardi per l’istruzione, per la salute, ma spesso i servizi non funzionano. Per esempio 2 o 3 anni fa quando ero giù in Marocco mia figlia è caduta si è fatta male al naso, dopo ha avuto una infezione quindi tutto quanto si è gonfiato e siamo andati al pronto soccorso. È stata la prima volta in vita mia che sono entrata in un pronto soccorso: sono stata scioccata! Il dottore non c’era, il pediatra non c’era, quello non c’era, quello non funzionava. Ad un certo punto mia suocera ha dovuto chiamare sua nipote perché conosce qualcuno che lavora lì all’ospedale. Praticamente in neanche un quarto d’ora il pediatra è saltato fuori, tutto quanto ha funzionato. E questa cosa qui non riesco ad accettarla, infatti quel giorno lì sono rimasta scioccata nera. Mi dico, con tutti quei soldi che abbiamo in fondo non c’è niente. Si parla che si stanziano i soldi ma si fermano prima, li distribuiscono tra di loro.

E il lavoro?  E il futuro?…    

Io attualmente sono in cerca di lavoro, prima lavoravo. L’anno scorso poi sono rimasta a casa per la pandemia e quindi attualmente sono in cerca di lavoro. Facevo la colf da una signora. Per il futuro spero che tutti restiamo in salute. Mio marito lavora, grazie a Dio. I figli si trovano bene, una va a scuola, l’altra all’asilo. Per il futuro spero di stare bene io e la mia famiglia e di riuscire ad accudirli. Non penso di tornare al mio Paese, non riesco. Mi vedo qua in Italia e di andare giù per le vacanze. Di andare a vivere giù non riesco, sinceramente non per altro, ma anche solo per la libertà di uscire in qualsiasi momento della giornata o di dormire tutto il giorno, oppure no, o di far da mangiare oppure no. Anche perché in Marocco c’è mia suocera e se sono lì devo rispettare le regole di quella casa lì. Invece qua sono a casa mia e faccio quello che voglio, anche per quello. Quindi per me non importa più fare i soldi per me, ma arrivare a 40/50 anni con le mie bambine. No perché il neurologo mi fa: “A 29 anni già con le vertigini? di solito queste cose le hanno le persone di 70/80 anni!”

Hai partecipato a progetti per la Socialità?

Ho partecipato al progetto “Incontri” del corso di italiano. Abbiamo fatto il laboratorio dei cinque sensi che è stato bellissimo. Speriamo l’anno prossimo di ritornare attivi come prima e quindi ho fatto il progetto Zani, quello dell’intercultura. Praticamente era un progetto finanziato dal Fondo Europeo e abbiamo lavorato tre mesi in vari ambiti, sia in biblioteca che al CPA qui nel paese dove vivo. Io ho fatto un mese allo sportello stranieri come tutor interculturale. È stato bello quel progetto, è stato anche veloce. È stato bello perché abbiamo incontrato tante persone di tutte le nazionalità, ci siamo confrontati. Il progetto era di tradurre, di aiutare le persone in difficoltà soltanto per compilare un modulo semplice. Eravamo in tanti in questo progetto ma eravamo anche ben distribuiti e quindi abbiamo dato un piccolo aiuto a questa comunità. Nel 2019 è stato un bellissimo progetto. Lo stanno facendo ancora ma dai 19 anni fino ai 29 non compiuti.