MARZO 2022
HARVEY JULIA MARIE
GUINEA CONAKRY
“CITTADINANZA COME OPPORTUNITÀ PER MIO FIGLIO”
Come ti chiami e dove sei nata?
Mi chiamo Harvey Julia Marie e sono nata in Guinea Conakry, nel 1964, nella capitale Conakry che credo abbia qualche milione di abitanti. Tutta la Guinea C. ne ha 12 di milioni.
Com’è il posto dove sei nata?
È un ambiente normale, vicino all’oceano Atlantico, è una penisola come l’Italia. Il territorio è sano ma la vita non è più quella di prima. C’è paura per via della situazione politica.
Perché sei andata via dalla Guinea?
Non riuscivo a trovare lavoro. Finito di studiare per 10 anni ho lavorato come volontaria. Non ho avuto la fortuna di avere un posto fisso e i miei genitori erano già in pensione e non potevo più rimanere perché ero la prima della famiglia e dovevo prendermi cura di tutti. Ho preferito partire.
Che studi hai fatto e come vivevi e lavoravi da volontaria?
La vita era normale. Io ho avuto la fortuna di studiare tanto. Dopo la maturità ho fatto 2 anni di università in medicina e poi ho cambiato perché chiedevano tante cose che riuscivo a dare, poi ho studiato tecnica di telecomunicazione per 3 anni. Ho lavorato in radio per 6 mesi poi ho vinto una borsa di studio in Russia e sono andata in Ucraina a Odessa dove ho fatto l’università e l’accademia dal 1989 al 1995 e sono diventata ingegnere in radiodiffusione.
Sono tornata in Guinea perché non volevo lavorare all’estero ma lì non c’era lavoro. Mi sono data da fare e poi ho vinto una borsa di studio per uno stage in Cina dove sono stata 4 mesi. Ancora un po’ in Guinea, poi in Giappone, poi ancora Guinea ma senza lavoro fisso. Con il visto sono andata a Parigi da mia zia ma senza lavoro non è bello stare a casa di altri. Una mia amica del Camerun mi ha invitata in Lussemburgo dove ho lavorato per 2 anni e poi sono tornata a Parigi 4 mesi e mia sorella mi ha invitata in Italia perché con un lavoro mi avrebbero dato il permesso di soggiorno che non ho mai avuto negli altri Paesi. Ho fatto subito un corso di natura.
Come hai vissuto l’inizio qui in Italia e adesso come ti trovi?
Non parlando italiano è stata un po’ dura perché non riuscivo a fare niente se non con mia sorella. E le ho detto che se non imparavo la lingua non potevo vivere qua. Allora mi ha iscritta a un corso e dopo circa 4 mesi potevo già andare a fare compere. Adesso, dopo 14 anni che sono qua, ho un lavoro in una fabbrica di pomodoro e un permesso di soggiorno indeterminato; sto cercando di avere la cittadinanza ma non è facile, mi chiedono un reddito per tre anni che non riesco a guadagnare. Per me è importante perché la passo a mio figlio. Comunque in generale mi trovo bene.
Ti senti integrata in questa società, con le persone, il modo di vivere?
Si, anche perché c’è una bella comunità di italiani ed emigrati. Canto in un coro. Solo quando esco in un altro posto o in un’altra città a volte ti senti emarginata o poco benvoluta, ma io mi sento piacentina, anche se mi manca l’accento.
Sei credente e se si, riesci a professare la tua religione?
Sono cristiana e vado in chiesa tutte le domeniche. Mio figlio fa il chierichetto da quando aveva 5 anni. Qua siamo in un paese laico ma i cristiani sono numerosi, non è come da noi in Guinea dove il 90% sono musulmani.
Mio padre era musulmano e mia madre cristiana e io fin dalla nascita sono cristiana perché da noi non c’è mai stato problema di differenze.
Adesso è un po’ più complicato
Qual è stato il momento più difficile e quello più felice che hai vissuto?
Il momento più difficile è quando mi sono separata da mio marito. Con un figlio e appena arrivati in Italia ero sola, senza permesso di soggiorno e senza una casa. È stata dura perché ho rischiato di dover tornare in Guinea ma ho cercato di lavorare facendo le pulizie e piano piano poi ho trovato una casa. Ho il lavoro e una casa e per me va bene. Sono felice perché ho un lavoro,
Cosa desideri dal futuro e cosa ti aspetti?
Non puoi dire se andrà bene o male ma io spero che vada bene. Cercherò in tutti i modi di avere la cittadinanza soprattutto per mio figlio. Adesso gioca a basket ma senza cittadinanza non vai avanti, ti fermi lì. Mio figlio è nato in Italia e va in Africa solo per le vacanze ma non la conosce. Vivere qua senza cittadinanza sarà difficile per lui.